Ma chi è Harry Potter

Pubblicato da Daniela il 13 dicembre 2009

Quest’estate subito dopo aver visto il film di Harry Potter e il principe mezzosangue, delusa perchè la storia segna un po’ il passo, sono stata incuriosita dal finale ammiccante del film e ho letto il libro che Santa Lucia ha portato a mia figlia di 9 anni per avere conferme.
Sono rimasta sorpresa per come il libro sia ben scritto, l’intreccio avvincente, un lettura semplice (in fondo è un libro per ragazzini) beh … mi sono proprio divertita e ho finito col leggere anche I doni della morte.
La storia è ambientata nel mondo magico e quindi è strutturata come una fiaba, ma in realtà si snoda con meccanismi che la nostra Storia recente ha già visto svolgersi nel mondo reale. La Rowling, infatti, descrive in maniera puntuale l’ascesa dell’Oscuro Signore mutuando tutti i meccanismi delle dittature.
A questo punto può continuare a leggere solo chi ha letto i libri o almeno ha visto i film!
L’Oscuro Signore, è l’erede di Salazar Serpeverde, uno dei quattro potentissimi maghi fondatori della scuola di magia di Hogwards, che, al contrario degli altri tre, riteneva che solo i maghi purosangue (cioè nati da genitori entrambi maghi) avessero diritto di entrare a Hogwards, mentre i maghi mezzo sangue o nati babbani (i babbani sono tutti quelli senza poteri magici) non erano degni di accedere al sapere magico e dovevano rimanere confinati nel mondo babbano, nonostante fossero dotati di poteri magici al pari dei maghi purosangue.
All’inizio della saga, Colui-che-non-può-essere-nominato è morto e i suoi seguaci sono in prigione: il Ministero della magia amministra il mondo magico, tenendo buoni rapporti con il Primo Ministro inglese. Poi accadono alcuni strani eventi: Silente, il custode del passato e del futuro, capisce immediatamente i segnali del ritorno di Voi-sapete-chi ma il Ministero, il potere legittimato, si rifiuta di guardare la realtà e continua e negarne l’esistenza fino a quando assiste ad uno scontro diretto tra Harry Potter e Voldemort.
A questo punto il Ministro e i suoi collaboratori, invece di mobilitare tutte le forze positive contro la magia oscura di Voldemort per salvaguardare il benessere nel mondo magico, pur di mantenere il loro status si compromettono via via con la magia oscura fino a quando i Mangiamorte, i fedeli servitori di Voldemort, diventano i padroni del Ministero stesso.
E come avviene la presa del potere da parte dell’Oscuro Signore?
Ovviamente prendendo i giornali: prima l’organo ufficiale del governo, emanazione del Ministero, La Gazzetta del Profeta, che da organo di governo sempre pronto a rassicurare la popolazione diventa la longa manus dell’Oscuro Signore, iniziando una campagna diffamatoria nei confronti di Harry Potter. Poi riduce al silenzio anche la stampa libera costringendo con il ricatto il proprietario del Cavillo ad allinearsi alla linea editoriale della Gazzetta del Profeta e, infine, a chiudere. Resterà solo una radio clandestina, Radio Harry Potter, che si può sentire solo se si conosce la parola magica di accesso, che continuerà a dare notizie sulle imprese del nostro eroe e di tutti coloro che resistono all’Oscuro Signore.
Voldemort agisce come un vero despota: si circonda di servi vili che non lo amano ma lo temono; cattura gli oppositori e li elimina; usa la tortura come metodo per far parlare i nemici; e alla fine conquista il luogo del sapere, dove i giovani maghi vengono formati: Hogwarts diventa il luogo dove si apprendono le arti oscure, dove gli studenti sono invitati alla delazione e dove vige la legge del più forte.
Un antagonista di tale statura non può che avere la funzione di far splendere l’eroe della storia: Harry Potter il prescelto, il predestinato, il sopravvissuto, colui che viene riconosciuto dall’Oscuro Signore come suo pari.
A guidarlo un potentissimo mago, Silente, che fondò l’Ordine della Fenice, un’armata segreta i cui membri hanno tutti dei nomi di battaglia, vivono in clandestinità e vigilano temendo il ritorno di Voldemort.
Al fianco di Harry alcuni amici fedeli che lo sostengono, lo aiutano, lo richiamano alle responsabilità a cui non può sottrarsi, invitandolo ad addestrare una nuova resistenza tra i giovani maghi di Hogwarths: l’esercito di Silente.
C’è persino una spia doppiogiochista, infiltrata tra le fila dei Mangiamorte, che per proteggere Harry sarà costretto a sporcarsi le mani eliminando uno dei suoi compagni per mantenere la copertura e la fiducia di Voldemort.
Dopo l’ascesa dell’Oscuro Signore e la morte di Silente, il nostro Eroe si dà alla macchia, seguito dai suoi più fedeli amici, Ron ed Hermione, costretti a lasciare Hogwarts per non essere perseguitati ed uccisi: insieme compiono imprese rocambolesche che alimentano la speranza di molti e la resistenza di alcuni.
Le battaglie, le sortite, gli scontri tra i difensori della magia bianca e i portatori delle arti oscure sono senza quartiere: molti pagano con la vita e anche il nostro eroe a tutto tondo capisce che dovrà sacrificare la propria vita per difendere la libertà di tutti. Volontariamente si offre ma, essendo una fiaba, sopravvive e nello scontro finale elimina definitivamente Voldemort, con un incantesimo di difesa (il marchio di Harry Potter) in modo da non macchiarsi di alcun omicidio, nemmeno di quello dell’innominabile tiranno.
Ora, ciò che mi preme e mi domando: visto che Harry Potter gira tra le mani di bambini di 9/11 anni, non sarebbe una buona occasione per gli insegnanti per proporre una lettura non solo strutturale ai ragazzini, che capirebbero al volo che la democrazia non è una cosa data per scontata ma ogni cittadino deve fare la sua parte fino in fondo per mantenerla?

13 pensieri riguardo “Ma chi è Harry Potter”

  1. Commento di Marziana
    premetto che mi hai trasmesso la voglia di leggere il libro, ne hai dato una interessante lettura, mettendo in evidenza passaggi e relazioni importanti, tra cui forse molto significativo, non si uccide nessuno, nemmeno il nemico più acerrimo. Concetto diffuso dalla ‘epopea’ Cristiana.

    La lettura che diamo di un testo è correlata alle nostre conoscenze ed esperienze, che quanto più vaste e profonde ci consentono via via un maggior ampiezza dell’angolazione di lettura.

    Qualcuno disse in passato che la lettura di un solo libro puo’ bastare per comprendere ogni cosa.

    Vero, ma solo se sei DIO, ma se sei DIO allora non ti serve perchè hai già tutte le conoscenze… questo secondo il concetto umano di dio….

    Quindi senza togliere o dare nulla a nessuno, non è detto che un insegnante possa dare questa illuminante lettura di Harry Potter, però glielo possiamo suggerire, nelle scuole ci sono anche i genitori….condivido con te che è dai bambini che dobbiamo partire per avere una società futura migliore. Come ha scritto Carol Giligan, è il bambino il padre dell’uomo. Vedi il link: http://www.benessere.com/psicologia/arg00/sviluppo_moralita.htm

    Marziana

    13 dicembre 2009 10:36

  2. commento di Anna
    Leggendo il tuo articolo comprendo che non bisogna fare come il MINISTERO che pur di non ammettere di aver sbagliato ha messo in pericolo non solo il mondo dei maghi, ma anche il mondo dei non-maghi.
    Anna

    14 dicembre 2009 21:04

  3. Commento di Angela
    Ho proseguito nella lettura nonostante non avessi visto il film e nemmeno letto il libro.
    La chiarezza dell’esposizione trasmette l’entusiasmo suscitato dalla lettura del libro.
    Nessun dubbio che il mondo magico in cui si snodano le avventure dei personaggi possa avvincere un bambino; né che questi possa essere aiutato dalla lettura, oltre che a distinguere il bene dal male, anche a cogliere il legame fra il nostro agire individuale e la costruzione del bene di tutti; la “democrazia”, però, è qualcosa di più!
    Non mi è del tutto chiara l’espressione “una lettura non solo strutturale” che gli insegnanti potrebbero (dovrebbero?) proporre ai ragazzini.
    Quanto poi al fatto che essi “capirebbero al volo”, io diffido un po’ di questi voli di intuizione attribuiti ai bambini, così come di alcune citazioni che trovo nei commenti, specie se isolate dal conteso in cui sono state dette o dalla realtà in carne ed ossa di questi bambini.
    Qualche esempio:
    – “è il bambino il padre dell’uomo”
    – “non si uccide nessuno, nemmeno il nemico più acerrimo”
    – “nelle scuole ci sono anche i genitori” (spero che non sia una chiamata alle armi)
    Affermazioni dense di complessità, che trovano il loro limite proprio perché condensano anziché proporre, interrogare, dispiegare.
    Succede così nell’ideologia, sempre nemica della democrazia.

    Angela

    20 dicembre 2009 17:00

  4. Commento di Marziana
    riprendo una parte del commento di Angela, ‘specie se isolate dal contesto in cui sono state dette’,

    infatti togliere le cose dal contesto in cui sono state dette, quasi sicuramente le travisa e le snatura cambiandone il significato e questo lo stiamo vedendo assai bene nella attuale comunicazione, sento persino di spezzare una lancia a favore di Berlusconi, che sicuramene in materia la sa lunga…

    Le mie locuzioni hanno senso nel contesto, e nel link di approfondimento a cui rimando.

    Sappiamo o ‘dovremmo’ ? sapere che lo scrivente da un senso alle proprie affermazioni e il lettore forse un altro.

    Comunicare è davvero sempre estremamente difficile e le letture date della stessa affermazione sono le più varie, ma forse è proprio questa la democrazia, chi puo’ dirlo, ognuno ha una propria idea della democrazia e spesso non corrisponde a quella dell’altro, e costruirla è certamente un lungo percorso.
    Sempre più spesso mi chiedo se la specie homo sapiens riuscirà a raggiungere questo traguardo e sempre più spesso mi trovo a pensare che la ‘democrazia’ potrebbe essere il traguardo che consentirà alla specie di sopravvivere nel tempo sul pianeta.

    Marziana 21 dicembre 2009 14:03

  5. Commento di Daniela
    Certo serviva una premessa personale al mio commento su Harry Potter: sempre mi interrogo su come trasmettere ai bambini la passione per la società civile, il rispetto per le Istituzioni, l’amore, insomma, per la propria città e per la propria gente che ti porta ad impegnarti e lavorare in maniera disinteressata per il bene comune.
    E perchè partire dalla scuola? Perchè credo fermamente che non ci sia altra via che l’istruzione e la formazione delle persone per far nascere una cultura nuova e delle persone nuove.
    Sono un’inguaribile fiduciosa romantica? Gli insegnanti hanno una responsabilità da far tremare i polsi e i genitori ancora di più!.. se ci fosse questo intento comune, se si partisse dalla convinziione che si sta remando tutti dalla stessa parte ma spesso il giudizio prevale e il dialogo diventa difficile!
    Un’ultima nota. Lettura strutturale dei testi è quello che si fa per lo più nella scuola, smontando i meccanismi del racconto (cito la struttura della fiaba di Propp, per tutti)per comprenderne la genesi e la formazione. Ed è sicuramente un buon metodo per capire che cosa viene detto ma si può fare un passo in più: e un’appassionata della gente come me ci ha visto un’occasione per affrontare un tema molto complesso partendo addirittura dalle scuole elementari.

    24 dicembre 2009 16:56

  6. Commento di Angela
    Passione civile, amore per la propria città e per la propria gente, lavoro e impegno disinteressati per il bene comune, scuola come istituzione che deve farsi carico della semina e del crescere di questi valori nell’animo e nella mente degli alunni … fin qui è tutto condivisibile.
    Auspicabile, anzi necessaria, la collaborazione dei genitori al lavoro degli insegnanti e ben vengano consigli e suggerimenti nell’intento di trasmettere ai figli e/o alunni questi interessi e passioni comuni.
    Credo però che all’interno del discorso di Daniela ci siano alcune cose da chiarire.
    Istruzione e formazione, nella scuola combaciano concettualmente, cioè sono un’unica realtà?
    Non deriva da questa convinzione un monopolio che enfatizza la responsabilità degli insegnanti (allora sì “da far tremare i polsi”), e non provoca nei genitori aspettative troppo alte e realisticamente impossibili?
    Secondo me, la funzione della scuola è quella di formare istruendo, non a caso i suoi strumenti sono le discipline. L’istruzione è un mezzo di formazione, ma non il solo, conseguentemente la responsabilità degli insegnati, altissima e innegabile è ridimensionata, ma valorizzata nella sua specificità.
    La formazione, anche quella civile, ha bisogno di maestri e spazi oltre la scuola.
    Io come mamma li ho sempre cercati per i miei figli, consapevole di doverli aprire a dimensioni che la scuola lasciava inevase (ad esempio quella della fede che una scuola laica volutamente ignora, anche se importante per promuovere “cultura e persone nuove” al fine del bene comune).
    Sono convinta che una democrazia è viva se garantisce a tutti non solo spazi, come la scuola, la cui obbligatorietà è giustificata dalla promozione della persona, ma anche spazi di formazione dove uno ci va perché lo decide.
    La definizione di lettura strumentale espressa da Daniela conferma ciò che pensavo di questo metodo, cioè che fa “comprendere la genesi e la formazione del racconto ”, fa capire “che cosa viene detto”.
    Vorrei più chiarezza su quel “passo in più” da lei auspicato.
    Io penso che a questo punto la scuola debba chiudere il libro e far esprimere ai piccoli lettori con la parola o, meglio in tutte le forme possibili, le proprie emozioni, fantasie, riflessioni, sentimenti nati dalla lettura, perché quel “passo in più” lo devono compiere loro, coll’esprimere, col fare, col pensare, col costruire insieme, per insieme scoprire il valore di sé e degli altri.
    Vivendo così nell’ambiente scolastico una ‘prassi democratica’, nella quale accogliere e favorire relazioni con la comunità in cui la scuola è inserita, magari proprio grazie all’apporto prezioso dei genitori.
    La scuola avrà dato così la sua spinta a compiere questo “passo in più”, spinta tanto più efficace quanto meno esclusiva.
    Angela

    30 dicembre 2009 22:33

  7. Commento di Marziana
    Il post di Angela riporta alla memoria la lettura del libro di Mario Lodi, Il paese sbagliato.

    Lessi questo libro nel 2002 e ne fui molto colpita, benchè la pubblicazione risalga al 1970, il libro si pone ancora all’avanguardia sia per la didattica che la pedagogia oltre che per gli aspetti psicologici sempre presenti nelle relazioni umane.
    La riflessione è però amara, trentanni e non li dimostra, oppure quel processo verso la democrazia avviato anche dall’apertura a nuove pedagogie, come ad esempio la scuola di Don Milani, che si dischiuse tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, è appassito senza mai sbocciare ?
    Le ultime riforme in campo scolastico sembrano riportare indietro l’istituto scolastico verso modelli elitari, i quali, oltre a non favorire la fioritura di un più competente corpo di insegnanti e formatori, sembra voler limitare l’accesso alla conoscenza alle élite.

    Eppure se guardiamo oltre il confine ristretto dello stivale, possiamo vedere che democrazie più consolidate della nostra, quali le nazioni scandinave, stanziano molte risorse in formazione e ricerca, quasi in osservanza dell’assioma per cui, quanto maggiore, vasto e profondo è l’accesso alla conoscenza, quanto maggiore, vasta e profonda è la spinta verso la democrazia.
    Marziana

    31 dicembre 2009 15:10

  8. Commento di Daniela
    Bene! Adesso ci siamo capiti! Sarebbe bello riuscire a diffondere questa consapevolezza della differenza, dell’importanza e dei limiti del propio ruolo, sia per i genitori (che spesso non sanno stare al loro posto e chiedono alla scuola di risolvere problemi che invece competono a loro) sia per gli insegnanti (mi piace la prassi democratica per la formazione degli alunni!)Grazie per l’intervento!

    2 gennaio 2010 11:47

  9. Commento di Bea
    Anonimo BEA ha detto…
    Ok, mi sa che sono capitata in mezzo ad un gruppo di super letterate… Io sono una semplice profe di matematica e, quale insegnante, seppur di limitata esperienza (forse lavorare in una scuola privata non mi ha dato la possibilità di sviluppare una visione a 360°), mi permetto di dire che quel tipo di lavoro che voi genitori auspicate sia svolto nelle scuole elementari deve innanzitutto partire dalla formazione di quello che gli psicologi credo chiamino il “se”. Mi spiego meglio, prima che mia cugina Laura (psicologa) legga il mio commento e rabbrividisca: molto spesso si cerca di far capire o spiegare a questi studenti (piccoli o grandi che siano, come i miei delle superiori) valori di immensa complessità e portata quali la giustizia, la democrazia, il bene contro il male… e chi più ne ha, più ne metta! La vera sfida è far loro vedere la lotta nasce innanzitutto DENTRO di loro! Che cosa significa essere l’Harry Potter o il Voldemort del momento nella loro piccola grande vita quotidiana? Cosa vuol dire essere portatori di democrazia, di giustizia, di bene o di male nel concreto? Vuol dire lavorare su aspetti concreti di se stessi, banali fino all’osso se vogliamo, del tipo: “Viva il bene, ma io mollo un ceffone a mio fratello più piccolo se non fa come dico io!” Per i ragazzi più grandi la sfida è capire che, come qualcuno di voi ha detto in un intervento, che l’istruzione è un veicolo di formazione, non va amata e perseguita perchè “così prendo un bel voto e con quello mi identifico” oppure perchè “almeno i miei non mi rompono e a fine anno mi prendono il motorino”. La sfida è rendere consapevoli questi ragazzi del ruolo che hanno nella società in quanto singole persone che devono innanzitutto IMPARARE AD AMARE SE STESSI e DESIDERARE DI CRESCERE BENE. Successsivamente, ma SOLO successivamente, ameranno la loro realtà, dal vicino di casa, al paese, alla città o nazione in cui abiteranno. In fondo Harry Potter ha ben chiara la sua identità dal momento in cui qualcuno gli svela le sue radici, riconosce ed insegue con serietà e coraggio i suoi VERI desideri , quelli che richiedono sudore VERO. Harry Potter è uno che si vuole bene, che per amor suo e di coloro che ama, conquista una forma di libertà, o meglio, LA forma di libertà per eccellenza. Questa è, secondo me, la vera democrazia.

    4 gennaio 2010 17:50

  10. Commento di Daniela
    Mi rendo conto che ciascuno conosce bene le realtà che vive. Ho poco a che fare con gli adolescenti (i teenager)e, se devo essere sincera, temo un po’ quall’incontro che non potrò più rimandare, visto che mia figlia ha quasi 11 anni. Come genitore cerco di buttare qualche seme, anche partendo da Harry Potter, in modo che poi, crescendo, i bambini trovino dentro di loro qualcosa a cui aggrapparsi nella costruzione dello loro personalità.
    Un altro tema interessante che emerge chiaramente nello sviluppo della saga di Harry Potter è proprio quello della famiglia. I genitori di Harry sono dentro di lui, il ricordo felice che gli permette di evocare il Patronus; sono presenti spiritualmente, accanto a lui, ogni volta che deve affrontare Voldemort; alla fine, quando decide di offrire la sua vita per la salvezza di tutti, grazie ad una pietra magica, evoca i suoi genitori (e le figure genitoriali successive) che lo accompagnano lettralmente sull’altare sacrificale. E si potrebbe continuare accennando alla famiglia Weasley, alle origini dell’oscuro Signore, alla storia famigliare di Silente….
    Quindi,tornando al commento di Bea, l’educazione credo sia un processo complesso che procede globalmente e non può limitarsi allo “sviluppo personale”: è necessario far crescere i nostri figli con uno sguardo aperto verso l’altro e sul mondo…e, personalmente, anche in relazione con l’Altro, che è amore.

    5 gennaio 2010 16:18

  11. Commento di Angela
    Ho visto bambini, italiani, cinesi, latino-americani, indiani, africani giocare nel cortile della scuola davanti a casa mia, rincorrersi, vociare con allegria, chiamarsi per nome e poi intrecciare le loro mani per raccogliersi in cerchio e, in coppie, giocare a “chi sta fuori e chi sta dentro”.
    Ognuno metteva in gioco le sue potenzialità, felice di vincere; disposto a rimettersi in gioco se perdeva.
    C’era anche chi si smarriva per non aver compreso pienamente …
    veniva aiutato, spinto a farcela; non poteva tirarsi indietro il gioco sarebbe stato mancante!
    Intanto le mamme chiacchieravano fra loro a gruppi: le italiane con le italiane, le cinesi con le cinesi, ecc.
    Chissà se anch’esse saprebbero chiamarsi per nome, mettersi in cerchio, intrecciare le loro mani e aiutarsi nella consapevolezza di essere tutte necessarie nel “mettere in gioco” il futuro dei loro figli e la serenità di un presente comune a tutti.
    Sarebbe interessante raccogliere testimonianze … nel bene e nel male.
    Angela 15 gennaio 2010 15:36

  12. Commento di Marziana
    grazie Angela, grazie per il messaggio , se gli adulti sapessero mettersi in gioco come i bambini sanno fare…. vivremmo un altro tempo

    Marziana

    15 gennaio 2010 20:48

  13. Commento di Daniela
    Grazie per aver colto la grande funzione della scuola italiana dove tutti si possono incontrare e conoscere da vicino, senza veli e preconcetti.
    Confido molto nelle “seconde generazioni”, in quelli che hanno le loro radici altrove ma che sono nati e cresciuti in Italia:vivono in famiglia la lingua e la cultura dei loro padri e, proprio iniziando dall’inserimento nella scuola dell’infanzia, crescono con la nostra cultura. E noi, a nostra volta, viviamo con loro le nostre giornate sui banchi di scuola, condividendo successi e sconfitte. Crescerà una nuova generazione che saprà superare le paure che attanagliano la nostra generazione, incapace di gestire il fenomeno migratorio.
    Per quanto riguarda le mamme fuori dalla scuola, invece, non mi pronuncio: sono sempre una bomba a orologeria! 🙂

    16 gennaio 2010 12:59

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