L’umanità multiculturale e le identità di confine

Pubblicato da Guglielmina il 19 ottobre 2009

La scorsa settimana ho partecipato ad un ciclo culturale dal titolo “L’umanità multiculturale e le identità di confine” organizzato da ‘Il Consultorio Familiare di Via Volturno a Brescia.

Il primo dei tre incontri programmati “Essere cittadino, essere umano: i diritti di cittadinanza e l’umanità multiculturale nelle società dell’occidente” si è tenuto lo scorso 8 ottobre presso la Sala Piamarta in Via San Faustino; quartiere che ben rappresenta la multiculturalità di Brescia. Relatore prof. Carlo Galli, docente ordinario di “storia delle dottrine politiche” dell’Università di Bologna.
I contenuti espressi mi hanno colpita per alcuni forse ovvi concetti che derivano da parole di uso comune ma a cui attribuiamo normalmente significati e valori diversi: una visione priva di stereotipi, ad un primo approccio quasi ovvia e banale ma a cui è difficile giungere per la mancanza di ‘senso critico’ che pare caratterizzare oltre che permeare la società contemporanea. Ed è proprio la mancanza di spirito critico che ostacola nuove visioni e nuove elaborazioni di idee da canovacci già noti.

Tento di evidenziare alcuni concetti che ho annotato durante l’incontro, mentre mi scuso già con il relatore per la mia parziale e certamente incompleta esposizione.

– Cultura non è natura. La cultura è un prodotto, una costruzione dell’uomo. L’aggettivo naturale spesso utilizzato in luogo di culturale, conferisce alle cose autenticità e veridicità e ciò porta alla loro accettazione ‘acritica’.

– Il concetto di identità, ad esempio l’ identità in politica, come pure l’identità culturale dalle quale spesso scaturiscono differenze e conflitti. Ognuno di noi ha più identità e di conseguenza è un portatore di contraddizioni; la modernità che nasce per semplificare, inventa identità finte, come la nazione ad esempio, che hanno effetti reali. La nazione è stata creata dal potere per identificare i suoi appartenenti e separarli da coloro che non vi appartengono, l’identità nazionale genera guerre.

– Il concetto di Persona, esiste la persona, il valore del singolo e delle sue libere scelte.

– La Paura, la politica sta guidando i sentimenti di reazione verso i “diversi”, invece di essere mediatrice culturale e favorire l’ incontro e il superamento della paura, la amplifica. La paura, madre dell’identità, viene protetta dalla politica.

La curiosità dovrebbe sostituire la paura.

La paura è un sentimento utile e funzionale, aiuta l’uomo sin dalla notte dei tempi a difendersi dal pericolo, ma non abbiamo più ben chiaro chi, cosa temere; di cosa aver paura. Ci sono paure fondate: ad esempio cadere in un precipizio se si sta camminando sull’orlo di un burrone, la paura ci tiene vigili e allerta, ‘serve’ a sventare il pericolo. Perché invece abbiamo paura di chi ha, ad esempio, il colore della pelle diverso da noi, oppure ha altre abitudini di vita ? in cosa ci sentiamo minacciati dalla diversità dell’altro?

– Democrazia: non è il potere della maggioranza o come spesso si sente dire, il potere del popolo che porta spesso a sopraffazioni, bensì autodeterminazione.
E’ la possibilità per tutti gli individui di “fiorire” in eguale maniera e dignità (escludendo violenza e sopraffazione) eliminando l’ignoranza, la povertà, la differenza di genere.
La democrazia deve essere perseguita, voluta ma ciò non accade poiché viviamo dentro la nostra cultura ‘acriticamente’.

Parole/fatti detti/agiti dagli stranieri possono essere un’occasione per interrogarci e anche criticare noi stessi cercando di capire meglio l’altro.
Questo si intende per multi cultura, e non un crocefisso appeso, una moschea edificata, un burka indossato.

– La famiglia, altro concetto chiave, ma cosa si intende quanto si parla di famiglia ? Di: relazioni affettive, supporto psicologico, sostegno economico, riproduzione, coabitazione, residenza anagrafica, coppia, estesa, unipersonale? Di fatto o legale? Perciò mosaico di pezzi molto complesso da definire. Per alcuni è un’istituzione, la cellula che riproduce la struttura della società. Quindi positiva ed indispensabile: Ma lo è davvero se il risultato è una società individualista, prevaricatrice e violenta? Esistono le brave famiglie come le cattive. Queste ultime che input offrono? Ha ancora senso il legame di famiglia? Il sentirsi legati ed obbligati ai parenti?

– e ancora un concetto di cui molto si parla e che molto piace: le radici culturali
Per alcuni l’Italia affonda le sue radici nella cristianità; interessante il richiamo al Sermone del Monte di Gesù:
“….Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? Cosi, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l’albero cattivo produce frutti cattivi. Un albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni……..”

L’albero si contraddistingue per i frutti non per le sue radici.

Interessante il dato fornito per l’utenza del Centro sociale di Brescia Centro: 58% italiana, 42% straniera e questo 42% è composto da 57 nazionalità diverse.

Le date dei prossimi incontri: il 22/10/09 e il 5/11/09 sempre alle ore 18,30.

Guglielmina D.

2 pensieri riguardo “L’umanità multiculturale e le identità di confine”

  1. Marziana ha detto…
    Il post di Daniela e le sue riflessioni sulla democrazia e la paura hanno riportato alla memoria alcune riflessioni scritte parecchio tempo, fa a seguito di un sogno e della sua analisi, ho frugato nel disco fisso e ho trovato quel che cercavo, potere della memoria e dell’elettronica.

    ” ……La donna non delega all’uomo la sua difesa.
    E’ grande, la donna non vuole più essere difesa dall’uomo e non vede più nell’uomo, padre, fratello o compagno uno strumento di difesa per la sua incolumità.
    Questo è accaduto nei secoli per secoli, donne che come ‘pacchi’ passavano dalla potestà paterna , o dei fratelli in assenza del padre, a quella dei mariti. Donne che non sono mai state libere, donne per la cui difesa si scatenavano guerre, ritorsioni, faide, per la cosiddetta difesa del loro onore e pudore le cose più turpi solo per giustificare aggressività e violenza in nome di ….. errate convinzioni religiose, dove gli uomini-maschi, stabilivano il loro potere e lo legalizzavano.

    Il sogno mi dice che il Patriarcato è finalmente terminato, come sono ‘finite’ anche le donne come mia madre che con i loro comportamenti lo sostenevano.
    Sono io, prototipo della donna moderna, a prevalere e io, donna moderna voglio un modo di libertà, uguaglianza e parità dove uomini e donne abbiano gli stessi diritti, gli stessi doveri, lo stesso rispetto reciproco, nessun ruolo precostituito, un mondo senza paura, un mondo di pace .

    Non voglio un mondo dove le donne prevaricano gli uomini e non voglio nemmeno un mondo dove gli uomini prevaricano le donne, voglio un mondo di ‘PARI’.

    Voglio la democrazia perché la democrazia su questo pianeta nessuno l’ha mai vista. Questo pianeta ha visto solo l’aristocrazia e poi l’oligarchia, ma la democrazia ,prima d’ora non si è mia vista.

    queste riflessioni sono state scritte nel febbraio del 2002

    19 ottobre 2009 23:28

  2. Elisabetta M. ha detto…
    Ho trovato un articolo riguardante una recente sentenza della Corte di Cassazione che secondo me, anche se mi riservo di leggere la pronuncia, fa pensare ad una nuova definizione del concetto di famiglia.

    La Corte di Cassazione con Sentenza n. 40727/2009 ha scritto, nero su bianco, che una coppia va considerata come una famiglia se vi è una certa “stabilità del rapporto”. Secondo la Cassazione infatti nel concetto di famiglia si devono includere tutte le coppie tra le quali “siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo”. Il principio è stato enunciato della seconda sezione penale facendo riferimento all’art. 572 c.p. che punisce i maltrattamenti in famiglia. Secondo i Supremi Giudici il richiamo alla famiglia contenuto in tale norma “deve intendersi riferito ogni consorzio di persone fra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti”, appunto, stabili rapporti di assistenza e solidarietà. Il caso esaminato dal Palazzaccio riguarda un uomo che i giudici di merito avevano già condannato ad un anno e otto mesi di reclusione per vari reati tra cui quello di maltrattamenti in famiglia. Ricorrendo in Cassazione la sua difesa aveva sostenuto che l’art. 572 c.p. si potesse applicare soltanto alle famiglie conviventi “more uxorio”. Di diverso avviso la Cassazione che ha sottolineato come la norma riguarda invece anche le famiglie di fatto.

    28 ottobre 2009 12:15

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