Lettera aperta a Brescia cattolica

Pubblicato da me il 22 dicembre 2009

Pubblico questa lettera che mi è giunta via mail, interessante spunto natalizio di riflessione.

Cara Brescia cattolica, fammi un po’ capire quello che ti sta accadendo:

700 missionari sparsi per il mondo ad annunciare e testimoniare il Vangelo, tra le prime diocesi d’Italia per il numero di adozioni a distanza di seminaristi, 800 sacerdoti, 5 istituti missionari più diversi istituti religiosi aventi missioni, le adozioni a “distanza” proliferano in ogni associazione, più di 150 associazioni-onlus impegnate per la cooperazione nei paesi del sud del mondo (con forme e modalità diverse), 150 gruppi missionari nelle parrocchie che fanno informazione, formazione e raccolgono fondi per i fratelli del sud del mondo, Banca etica fa la sua parte, il Commercio equo e solidale ha raggiunto i 29 negozi, 7 ONG da anni operano per il sud del mondo … e potremmo continuare. Non manca certo l’attenzione agli ultimi, ai poveri, agli “altri”.

“Senza Verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia degli interessi privati e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali” (caritas in veritate, 5)
La verità è che c’è qualcosa che non funziona al di là di questa luminosa facciata e di questa gloriosa storia.

Siamo sempre stati in grado di far coabitare virtuosamente diavolo e acqua santa. Infatti siamo tra i primi produttori e commercianti di armi al mondo e non se ne può parlare.

Cresce, anche nelle nostre parrocchie e fra i preti e religiosi, una cultura leghista ben lontana dal vangelo (si raccolgono firme per difendere il crocifisso, brandendolo come una spada e urlando “nessuno potrà mai privarci dei nostri simboli, della nostra storia e della nostra identità”: che tristezza e che vergogna!). Dilaga la violenza verbale, culturale e aumentano i gesti di avversità contro gli stranieri ( ci mancava pure l’ultima trovata del CIE – Centro di Identificazione e Espulsione – che non renderà Brescia più sicura ma certamente più conflittuale). Continuiamo a maltrattare l’ambiente in cui viviamo e privilegiamo logiche di cementificazione e di inutile inquinamento o l’idea di guadagnare su tutto privatizzando ciò che spetta a tutti (vedi l’acqua). Consumiamo, pro capite, 25 volte più di un abitante dei paesi del sud del mondo. Tolleriamo (e votiamo) leggi apertamente ingiuste e inique. Dimentichiamo la coscienza pur di intrupparci in logiche di potere e di partito. Ci lamentiamo della chiesa e dei vertici (giustamente), per i loro silenzi e connivenze, ma non sappiamo vivere una sincera, libera e adulta vita di fede nell’economia, nella politica, nell’educazione. Chiediamo privilegi che non riconosceremo mai ad altri. Inneggiamo al Papa e poi prepariamo delibere che calpestano la dignità della persona e i diritti umani.

I fatti di Coccaglio e di Rovato ci turbano e ci interrogano. Ci turba la violenza gratuita e insensata contro due giovani tanto quanto l’odio e la violenza che cresce dentro le nostre comunità. 4 manifestazioni in 4 giorni e totale incapacità di dialogare e lavorare insieme per il bene comune.
Chiedere giustizia e legalità non ci esime dal coraggio dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Chiedere sicurezza e meno violenza non ci esime dalla valutazione della mole di violenza che noi abbiamo seminato nel mondo e stiamo seminando nel nostro mondo. Chiedere attenzione alla famiglia non cancella la responsabilità di espellere famiglie intere in nome di leggi fatte dal centrosinistra o di un pacchetto sicurezza scandalosamente ingiusto (il sindaco di Coccaglio avrà formalmente ragione ma la formalità del rispetto delle leggi in questo caso e in molti altri non si coniuga più con la libertà di coscienza e il bene dell’uomo).

Chiedere identità significa fare seriamente il punto sulla qualità della nostra vita e scelta cristiana, di singoli e di comunità. Se le destre e le sinistre che in questi giorni hanno innegggiato al crocifisso e al bianco Natale, se chi vuole mettere la croce sulla bandiera italiana si fermassero a leggere e vivessero il Vangelo nulla di questo sarebbe accaduto. Intanto le comunità cristiane balbettano, o tacciono.
Ci domandiamo cosa abbiamo da perdere e perchè abbiamo così tante paure. Ci domandiamo perchè le nostre comunità si sono incattivite. Ci domandiamo perchè, anche nei nostri consigli pastorali e fuori dalle chiese, in paesi a maggioranza cattolica, è più facile sentire una bestemmia piuttosto che una parola di speranza. Ci domandiamo perchè sia rilanciato un cattolicesimo che cerca poltrone e potere piuttosto che uno stile di vita libero, povero e in dialogo costante con il mondo (vi consigliamo di leggere le due interviste a Cesare Trebeschi e a Graziano Tarantini su Bresciaoggi del 7 novembre 2009 per capire cosa c’è in gioco).
Siamo invece certi che Gesù ci chiede di stare con gli ultimi, di servire e non farci servire, di scegliere Dio e non il denaro, di costruire pace e nonviolenza, di essere benedizione e non maledizione. Buoni, liberi, poveri e coraggiosi compagni di viaggio per questo mondo che chiede incontro e non censure e chiusure.
A quando un discernimento veramente comunitario?

don Fabio Corazzina, parroco di S. Maria in Silva – Brescia
Claudio Treccani, animatore del Centro Missionario Diocesano
Francesca Martinengo, una giovane studentessa

Brescia 30 novembre 2009

Un commento su “Lettera aperta a Brescia cattolica”

  1. commento di Daniela
    Commentare questa lettera aperta è davvero difficile.
    Ma mi interrogo su che cosa è per me la fede e come traduco questa fede in opere.
    Gesù è nato povero in una mangiatoia in un paese straniero.
    Gesù è morto crocifisso dai suoi nella sua terra.
    Se un cristiano vuole dirsi tale non può sottrarsi alla sua croce personale e a quella collettiva. E deve indignarsi ed alzare la voce ed esserci quando la società prende un’altra direzione… e non farsi sentire solo sui temi di inizio e fine vita!
    E molti sono i cristiani che ogni giorno pagano di persona la fedeltà a Cristo, anche se non fanno tanto clamore e le loro imprese “eroiche” non conquistano le prime pagine dei giornali e i titoli del tg.
    Buon Natale a tutti i lettori, nella gioia di Cristo che nasce.

    24 dicembre 2009 17:18

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